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Riassunto Fiabe in italiano - Spoiler, Attenzione: Spoiler

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Lelleku
view post Posted on 4/11/2008, 21:42




Traduzione delle Fiabe !!
:beda:
Il 4 dicembre 2008 uscirà nelle librerie il libro "Le fiabe di Beda e il Bardo" scritte da J.K. Rowling! Sarà tradotto da Luigi Spagnol! Le Fiabe di Beda il Bardo, sono dei racconti per bambini scritti appunto dal famoso Beda il Bardo. Come tutti i racconti, queste storie servono per mettere in guardia dai pericoli, in modo implicito, i piccoli maghi. Ma potrebbero anche nascondere qualche storia implicita, forse dark, forse pericolosa.
Chi ha letto Harry Potter e i Doni della Morte, conosce sicuramente La Storia dei Tre Fratelli, ma cosa dire delle altre storie incluse nel libro che Albus Silente ha lasciato ad Hermione nel suo testamento?
Dalla mano di J.K. Rowling, che ha scritto a mano le uniche sette copie de Le Fiabe di Beda il Bardo, ecco i riassunti con tutte le informazioni che vi servono sull'argomento per ingannarne l'attesa:

SPOILER (click to view)
Il Mago e il Pentolone Salterino:
La storia racconta di un caro ed amato uomo che usa la magia prima di tutto per aiutare e dare sostegno ai suoi vicini, creando pozioni a antidoti per loro in quello che lui chiamo il suo "fortunato pentolone da cucina". Dopo aver vissuto una buona vita, l'uomo muore e lascia tutte le sue cose al suo unico figlio. Sfortunatamente, il figlio non è assolutamente simile al padre (ricorda molto Malfoy). Dopo la morte di suo padre, il ragazzo scopre il pentolone, e dentro di esso (molto misteriosamente) c'è una pantofola e una nota fatta dal padre che dice, "Nella più profonda speranza, caro figlio, che tu non abbia mai bisogno di questo". Come in molti racconti fantastici, questo è il momento in cui le cose incominciano a precipitare.

Non avendo altro che un pentolone a lui dedicato e completamente disinteressato delle altre persone che non possono fare magie, il figlio gira le spalle alla gente del paese, chiudendo la porta in faccia ai vicini. Inizialmente arriva l'anziana signora la cui nipotina è colpita da verruche. Quando il figlio sbatte la porta in faccia alla donna, immediatamente sente uno strano rumore provenire dalla cucina. Sotto al vecchio pentolone del padre era comparso un piede infetto da verruche. Nessun incantesimo funzionava, e non poteva scappare dal pentolone salterino che continuava a seguirlo con il suo piede coperto di verruche. Il giorno dopo, il figlio apre la porta ad un vecchio uomo che stava cercando il suo asinello. Senza il suo aiuto per portare la merce in città, la sua famiglia avrebbe fatto la fame. Il figlio (che chiaramente non aveva mai letto un racconto fantastico) di nuovo sbattè la porta in faccia all'uomo. Subito, arrivò il pentolone salterino, munito ora di due grossi piedi. Sullo stile delle vere favole, il figlio è assediato da molti altri visitatori, e ci vorranno qualche ferita, un po’ di vomito ed i guaiti di un cane prima che il mago alla fine si assuma le sue responsabilità, e prenda la vera eredità del padre. Rinunciando al suo desiderio di rimanere in solitudine, chiamò tutti gli abitanti dei paesi vicini e lontani per andare loro in aiuto. Uno dopo l'altro, li curò dalle loro malattie e facendo questo, svuotò il pentolone. Alla fine, uscì fuori la misteriosa pantofola - l'unica che si adattava perfettamente al piede dell'ormai tranquillo pentolone - e insieme i due camminarono (e salterallono) fino a raggiungere il tramonto.

La Fonte della Buona Sorte:Titolo originale: The Fountain of Fair Fortune

Una volta all’anno, ad una persona sfortunata era consentito trovare la strada per un giardino appartato, protetto da magie potenti, dove bagnandosi nelle acque della Fonte della Buona Sorte, poteva aspirare ad un più equo trattamento dalla vita. Consapevoli che questa poteva essere l’unica occasione per rovesciare la propria sorte, molte persone (che avessero poteri magici o no) viaggiavano fino ai più remoti confini del regno per ottenere la possibilità di entrare nel giardino incantato.
Fu proprio durante uno di questi viaggi che tre streghe si incontrarono e condivisero le loro storie di sventura. La prima, Asha, colpita da “una malattia che nessun guaritore poteva curare”, sperava che la Fontana potesse restituirle la salute. La seconda, Altheda, era stata derubata e umiliata da uno stregone. Ella desiderava che la Fontana rimediasse alla sua povertà e lenisse la sensazione di impotenza che provava. Amata, la terza strega, era stata abbandonata dal suo amore e sperava che la Fontana potesse aiutarla a guarire dal dolore e dallo struggimento.

Le streghe decisero che tre cervelli erano meglio di uno e unirono i loro sforzi per trovare la Fontana. Alla prima luce, apparve una crepa nel muro ed alcune piante rampicanti del giardino, si protesero oltre essa per avvolgersi attorno ad Asha, la prima strega. Ella afferrò Altheda che fece lo stesso con Amata. La terza strega però, rimase impigliata nell’armatura di un cavaliere e quando le rampicanti tirarono dentro Asha, tutte e tre le streghe più il cavaliere passarono attraverso il muro per finire dentro al giardino.
Poichè solo uno di loro, avrebbe avuto il permesso di bagnarsi nella Fontana, le prime due streghe si irritarono con Amata che inavvertitamente aveva invitato un altro concorrente. Il cavaliere, che rispondeva al nome, perfettamente incarnato, di Ser Senzafortuna, riconobbe le tre donne come streghe e annunciò la sua intenzione di ritirarsi dalla competizione. Amata lo rimproverò per il suo desiderio di rinuncia e gli chiese di unirsi al gruppo.

Durante il percorso verso la Fontana, l’eterogenea banda, dovette affrontare tre sfide. Nella prima, incontrarono un mostruoso verme gigante, sovrabbondante e cieco, che chiese loro una “prova del loro dolore”. Dopo diversi tentativi falliti di attaccarlo con la magia e altri metodi, le lacrime di frustrazione di Asha, accontentarono finalmente il verme e ai quattro fu permesso di passare oltre.
In seguito, affrontarono un pendio scosceso e venne chiesto loro di pagare con “i frutti delle loro fatiche”. Provarono a scalare il pendio e raggiungere la collina, ma diverse ore di tentativi non portarono a niente. Infine, il duro e costante sforzo di Altheda nell’incitare i compagni e il sudore della sua fronte, permisero loro di superare la seconda prova.
Come ultimo ostacolo, incontrarono un ruscello e venne loro chiesto di pagare con “i tesori del loro passato”. A niente servì provare a saltarlo o a rimanere a galla, fino a che Amata, pensò di usare la sua bacchetta per prelevare i ricordi del suo amante che l’aveva abbandonata, e depositarli nell’acqua. Passatoi di pietra apparvero nel ruscello e i quattro furono in grado di raggiungere la Fontana, dove si trovarono a dover decidere chi si sarebbe bagnato in essa.
Asha ebbe un collasso per l’enorme stanchezza e si ritrovò in punto di morte. Soffriva così tanto che non ce la fece a raggiungere la Fontana, pregò i tre amici di non muoverla. Altheda preparò rapidamente una potente pozione nel tentativo di farla riprendere, ma la mistura in realtà curò la malattia di Asha che non ebbe più bisogno dell’acqua della Fontana.
Guarendo Asha, Altheda realizzò di avere il potere di curare gli altri e un modo per guadagnarsi da vivere. Neanche lei necessitava dellacqua della Fontana per lenire la sua sensazione di impotenza o la sua povertà.
La terza strega, Amata realizzò che una volta lavato via il rimpianto per il suo amante, era finalmente in grado di vederlo per quello che era, un uomo crudele e senza fede, quindi non ebbe più bisogno della Fontana.
Si voltò verso Ser Senzafortuna e offrì a lui di bagnarsi nella Fontana come premio per il suo coraggio. Il cavaliere, sorpreso dalla sua fortuna, con indosso la sua armatura arrugginita
Si tuffò nella Fontana ai piedi di Amata e la pregò di concedergli la sua mano e il suo cuore.
Ognuna delle streghe realizzò il suo sogno di ottenere una cura, un cavaliere sfortunato ottenne il riconoscimento del suo coraggio e Amata, la strega che ebbe fiducia in lui, realizzò di aver trovato un uomo degno del suo amore. I quattro amici si allontanarono a braccetto, vissero a lungo, felici e contenti... senza realizzare mai che la Fonte della Buona Sorte non possedeva in realtà, nessuna proprietà magica.

Bada Raba e il Ceppo Ghignante:

Titolo originale: Babbitty Rabbitty and her Cackling Stump
Titolo originale: Babbitty Rabbitty and her Cackling Stump

“Bada Raba e il Ceppo Ghignante” inizia (come le buone fiabe spesso fanno), tempo fa e in una terra lontana.

Tanto tempo fa in una terra lontana viveva un Re avido e folle che un giorno decise di voler custodire tutta la magia e di tenerla solo per se stesso. Per poter fare ciò, egli doveva primadi tutto trovare e radunare tutte le streghe e gli stregoni esistenti al mondo; inoltre aveva bisogno di imparare ed apprendere realmente la magia, poiché un mago certo non era.
Così, quando egli istituì una Brigata di Cacciatori di Streghe, fornita di una muta di feroci cani neri, per risolvere la prima questione, annunciò inoltre il suo bisogno di prendere lezioni da un Istruttore di Magia.

Il buon senso dei maghi e delle streghe li portò a nascondersi piuttosto che a rispondere alla sua chiamata, ma un astuto ciarlatano senza abilità magica mentì e assunse il ruolo di insegnante con un po’ di trucchetti di prestigio. Una volta insediato come capo stregone e istruttore privato del Re, l’imbroglione richiese dell’oro per i rifornimenti per la magia, rubini per la creazione del fascino, e coppe d’argento per le pozioni. Il ciarlatano accumulava questi oggetti nella sua casa prima di ritornare al palazzo, ma non si accorse che la vecchia lavandaia del Re, Bada, lo osservava. Lo vide togliere ramoscelli da un albero per poi presentarli al Re come bacchette magiche. Scaltro com’era, il ciarlatano diceva al Re che la sua bacchetta non avrebbe funzionato fino a quando sua Maestà non fosse stato degno di essa. Ogni giorno il Re e l’imbroglione praticavano la loro “magia” (il Re agitava il suo rametto sotto indicazione del ciarlatano, gridando assurdità al cielo), ma una mattina udirono un fragore di risa e videro Bada osservarli dalla sua casetta, ridendo così forte che quasi non riusciva a tenersi in piedi.

Il Re, umiliato, è furioso e spazientito, e chiese allora che venisse data una vera dimostrazione di magia davanti ai suoi sudditi il giorno seguente. Il ciarlatano, disperato, sostenne che era impossibile dato che lui avrebbe dovuto lasciare il regno per un lungo viaggio, ma a queste parole il Re, ora sospettoso, minacciò di inviare la Brigata al suo seguito. Inolte, avendo lavorato come un forsennato nei giorni passati, il Re comandò:
“Se qualcuno ride di me il ciarlatano verrà decapitato”. E così, il nostro sciocco, avido, Re privo di magia si rivelò essere anche orgoglioso nonchè pietosamente insicuro. Cercando uno sfogo per la sua frustrazione e rabbia, lo scaltro ciarlatano si desse dritto dritto a casa di Bada. Spiando dalla finestra, vide una piccola anziana signora seduta al suo tavolo a pulire la sua bacchetta, come i lenzuoli che, in una tinozza, si erano lavati da soli. Capendo allora che era una vera strega, e che era insieme causa e soluzione dei suoi problemi, le chiese il suo aiuto, minacciando di consegnarla alla Brigata.

Per niente turbata dalla sua richiesta (dopo tutto era sempre una strega), Bada sorrise e acconsentì a fare qualsiasi cosa in suo potere per aiutarlo. Il ciarlatano le disse di nascondersi dentro un cespuglio e di eseguire tutti gli incantesimi per il Re. Bada acconsentì, ma si domando, con voce volutamente alta, cosa sarebbe accaduto se il Re avesse tentato di eseguire un incantesimo impossibile. Il ciarlatano, sempre convinto delle sue capacità e della stupidità degli altri, rise delle sue preoccupazioni, dicendo che la magia di Bada sarebbe stata certamente più potente di qualsiasi cosa che la stupida immaginazione avesse potuto sognare. Il mattino successivo, i membri della corte si riunirono per attestare la magia del Re. Dal palcoscenico, il Re e il ciarlatano rappresentarono il loro primo atto di magia - facendo scomparire il cappello di una donna. La folla era meravigliata e stupita, non avrebbero mai indovinato che era stata Bada, nascosta nel cespuglio, a fare l’incantesimo.

Per eseguire la sua prossima prodezza, il Re puntò il “rametto” sul suo cavallo, facendolo levare in aria. Mentre si guardava intorno, cercando un’idea migliore per il terzo incantesimo, il Re venne interrotto dal Capitano della Brigata, che portò il corpo di uno dei cani da muta del Re (morto a causa di un fungo velenoso). Egli supplicò quindi il re di riportare il cane in vita, ma quando il Re puntò il ramoscello sul cane, non accade nulla. Bada sorrise dentro il suo nascondiglio, senza neanche provare un incantesimo: sapeva infatti che nessuna magia è capace di resuscitare i morti (almeno non in questa storia). La folla allora cominciò a ridere, sospettando che i primi due incantesimi erano stati soltanto dei giochi di prestigio. Il Re divenne furioso, e quando chiese di sapere perchè l’incantesimo avesse fallito, l’astuto e disonesto ciarlatano additò il nascondiglio di Bada e urlò che una strega malvagia stava bloccando gli incantesimi.

Bada fuggì dal cespuglio, e quando i Cacciatori di Streghe le mandarono i cani all’inseguimento, lei svanì, lasciando i fidi ad abbaiare e raspare alla base di un vecchio albero. Ormai disperato, il ciarlatano gridò che la strega si era trasformata in un melo selvatico. Detto questo, l’albero cominciò a ghignare in modo sinistro. Col timore che Bada potesse trasformarsi di nuovo in una donna, smascherandolo, il ciarlatano ordinò che l’albero venisse tagliato.
[Attenzione Spoiler!] L’albero viene abbattuto, ma nel momento in cui la folla applaudì e si diresse di nuovo verso il palazzo, si sentì un rumoroso ghigno, sta volta proveniente da dentro al ceppo, ovvero ciò che rimaneva del melo. Bada, piccola strega qual’era, gridò che le streghe e gli stregoni non possono essere uccisi tagliandoli a metà, e per provarlo, gli suggerì di tagliare l’istruttore del Re in due parti. Udito ciò, il ciarlatano implorò misericordia e confessò ogni cosa. Viene quindi trascinato in prigione, ma Bada non aveva concluso con il suo stupido Re.

La sua voce, ancora emessa dal tronco, rivelò che le sue azioni avevano evocato una maledizione sul regno, così che ogni volta che il Re avesse recato danno ad una strega o ad uno stregone, anche lui avrebbe sentito un dolore così intenso da desiderare di morire. Il Re, allora disperato, cadde in ginocchio e promise di proteggere tutti i maghi e le streghe nelle sue terre, permettendo di operare la magia senza danno. Contento, ma non completamente soddisfatto, il tronco ghignò nuovamente e chiese che una statua di Bada venisse collocata sul posto per ricordare al Re la sua stupidità. Il Re, pieno di vergogna, promise di far creare una statua in oro da uno scultore, e si voltò per tornare a palazzo con la sua corte. Alla fine, un coniglio grasso e vecchio con una bacchetta magica tra i denti saltò fuori dal buco sotto al ceppo e lasciò il regno. La statua d’oro rimase sul tronco per molto ancora, e nessuno mai diede ancora la caccia a streghe e maghi nel regno.

Il Cuore peloso di Warlock:
Titolo originale: The Warlock’s Hairy Heart

Premessa

State attenti cari lettori: la Rowling chiama in causa i Fratelli Grimm per la sua terza e più oscura fiaba. Nella favola “Il cuore peloso di Warlock” c’è poco da ridere e nessuna domanda da porsi, è solamente un viaggio nelle oscure profondità dell’animo di un uomo di nome Warlock.
Non c’è nessun segnale della polvere di Pixie ma assistiamo invece alla realizzazione di un disegno di un cuore malato, ricoperto di peli maledetti e sanguinante. Dietro il testo c’è un’antica chiave con tre cerchi nell’impugnatura, che giace in una pozza di sangue, rendendo chiaro che siamo di fronte ad un racconto completamente differente rispetto agli altri. Non dite di non essere stati avvisati.

Trama

C’era una volta un uomo giovane ricco ed affascinante di nome Warlock che non credeva nell’amore e si vergognava dei suoi amici innamorati definendoli stolti. Sicuro del suo desiderio di non innamorarsi e di non cadere in tali stranezze, il giovane Warlock si dedicò alla pratica delle Arti Oscure proprio per evitare di innamorarsi di qualcuno.
I suoi genitori ignari che egli si fosse spinto al limite dell’utilizzo delle Arti Oscure per proteggersi dall’amore si facevano beffe di lui, pensando che un giorno quando avesse incontrato la ragazza giusta, solo allora, avrebbe cambiato le sue convinzioni aprendosi all’amore.
Giorno dopo giorno Warlock diveniva sempre piu’ orgoglioso di se stesso compiacendosi dei traguardi pian piano raggiunti che lo avevano portato ad una totale indifferenza nei confronti dell’amore. Con il passare del tempo osservava gli amici piu’ cari sposarsi e costruire le proprie famiglie, egli tuttavia continuava ad essere sempre piu’ soddisfatto di se stesso e delle decisioni prese, considerandosi fortunato ad essere un uomo libero da legami emotivi che egli riteneva inutili e fuorvianti.
Accadde che i genitori del giovane Warlock morirono, egli non fu mai distrutto dal dolore si senti invece come benedetto e liberato dalla loro morte.
Con il passare del tempo divenne sempre piu’ arido di sentimenti e piu’ amante della solitudine.Una volta libero da ogni legame famigliare si senti finalmente a proprio agio nella casa dei genitori morti a tal punto da trasferire il suo grande tesoro nel sotterraneo.
Un giorno Warlock senti due servi chiacchierare tra di loro. Entrambi lo denigravano,il primo provava pietà ed il secondo invece lo derideva per il fatto di non aver ancora trovato una moglie. Così,quasi per ripicca, egli decise che era ora di prendere moglie, voleva scegliere una donna bellissima,onesta e sana in maniera tale da suscitarel’invidia di tutti.
Il fato gli fu propizio ed il giorno dopo incontro’ una strega bella e virtuosa . Convinto che fosse la sua giusta ricompensa incomincio’ a corteggiarla ed a convincere tutti i suoi amici che era veramente diventato un uomo diverso. Ma la giovane strega continuava a percepire la sua freddezza d’animo, era attratta dall’affascinante uomo ma al tempo stesso ne era respinta a causa della sua indifferenza , cio’ nonostante accettò l’invito di Warlock per una festa al suo castello.
Durante la festa,tra musiche e canti dei menestrelli,Warlock si avvicino’ alla strega. Lei ancora dubbiosa gli confido’ che si sarebbe fidata delle sue parole d’amore solo se lui le avesse dato prova di avere un cuore. Sorridendo la prese per mano e la condusse nei sotterranei, lì le mostrò uno “scrigno magico di cristallo” all’interno del quale giaceva il suo “cuore pulsante”.
La strega, sconcertata alla vista del cuore, che era diventato deforme e peloso a causa del suo distacco forzato dal corpo, pregò il giovane Warlock di rimetterlo al suo posto.
Così impugno’ la bacchetta e si aprì il petto riponendovi il “cuore peloso”. La strega eccitata allidea che potesse finalmente provare amore, lo abbracciò ma l’orribile cuore fu colpito dalla bellezza della sua pelle e dal profumo dei suoi capelli. Mal cresciuto a causa della separazione dal corpo per un tempo così lungo, l’ora ricongiunto e perverso cuore fece qualcosa di spaventoso. Molte ore dopo, gli ospiti incominciarono a cercare Warlock e la giovane strega fino a giungere nei sotterranei del castello.
Sul pavimento giaceva la donna morta con il petto aperto. Dietro di lei c’èra il folle Warlock, che accarezzava e leccava il suo splendente cuore rosso, programmando di prenderlo per se. Ma il suo cuore era forte e rifiutò di lasciare il suo corpo. Warlock, non volendo essere schiavo del suo cuore, si aprì il petto e lo tolse via, così si erse vittorioso, con un cuore sanguinante in ognuna delle mani, prima di cadere sul cadavere della giovane donna morta e morire.

Conclusioni e morale

La Rowling, come le migliori scrittrici di fiabe, non ha alcuna pietà dei malvagi. Chiunque agisca con arroganza ed egoismo, isolando se stesso dal provare sentimenti come l’amore (ad esempio Warlock che si lasciò impazzire), viene punito. Come nelle altre fiabe che abbiamo letto, il segreto risiede nell’universo diegetico, in parte reale, in parte immaginario. La disgustosa e indelebile visione del Warlock pazzo, che lecca il cuore sanguinante, è degna degli oscuri fratelli Grimm. Dato per scontato che questa storia (e tutto il libro) è rivolto ai giovani maghi e streghe, è giusto che la Rowling scriva una fiaba sull’abuso delle Arti Oscure, la più orribile e meno salvifica di tutte le arti. Le Arti oscure, come noi fan ben sappiamo, non sono materiale con cui giocare... mai!

La Storia dei Tre Fratelli:
Titolo originale: The Tales of the Three Brothers

C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perchè tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.

Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, uan bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità.

Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.

Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non potè mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladrò rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamo a sè il primo fratello.

Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
E fu così che la Morte chiamò a sè il secondo fratello.

Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodichè salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.


Edited by ordinediharry - 4/12/2008, 15:23
 
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